Legge di stabilità 2016: iva al 5% per le prestazioni socio-sanitarie delle cooperative sociali.
La Legge di stabilità 2016, entrata in vigore il I gennaio scorso, ha previsto all’art. 1, commi 960-963, una nuova aliquota iva al 5% per le prestazioni socio-sanitarie, assistenziali ed educative effettuate dalle cooperative sociali e dai loro consorzi, sia direttamente che in appalto, nei confronti di determinate categorie disagiate (anziani, portatori di handicap, donne vittime di tratta, minori ecc.).
Il nuovo regime iva riguarda le operazioni effettuate sulla base di contratti stipulati, rinnovati o prorogati a partire dal I gennaio 2016 che, dunque, non sono più assoggettate alla precedente aliquota del 4% né possono usufruire dell’opzione per il regime di esenzione.
Ma la Legge di stabilità contiene un’altra novità in materia di iva (la cui efficacia è, tuttavia, subordinata all’autorizzazione del Consiglio dell’Unione Europea) che riguarda anche le società cooperative. Il comma 128 dell’art. 1 prevede, infatti, l’estensione del meccanismo del reverse charge alle prestazioni di servizi rese dalle imprese consorziate verso il consorzio di appartenenza, qualora quest’ultimo sia aggiudicatario di una commessa nei confronti di un ente pubblico al quale debba emettere fattura in base alle disposizioni relative allo split payment.
Nella pagina dedicata al diritto tributario ed alla contabilità l’approfondimento.
Gli auguri dei soci cooperatori al Presidente del Consiglio dei Ministri.
E’ tempo di auguri e tutti li fanno a tutti, almeno formalmente.
Qualche giorno fa mi è capitato di dovere rispondere ai soci di una Cooperativa Edilizia di Roma, i quali hanno prosciugato tutti i loro risparmi per darli alla Società, anche a titolo di prestito sociale.
Questi soci avevano creduto nei principi mutualistici e della solidarietà, perché vissuti in famiglie semplici di onesti lavoratori.
Ma v’é di più, in quanto la fiducia dei soci era stata alimentata dalle assicurazioni di eminenti rappresentanti politici e dai riconoscimenti istituzionali tributati allo stesso presidente della Cooperativa.
Quella sana fiducia dei soci, tuttavia, è stata mal ripagata, perché d’un tratto si è scoperto che la Cooperativa non aveva più i soldi versati dai soci, non aveva realizzato le case loro promesse, non aveva più l’appoggio dei politici che in precedenza erano apparsi gratuitamente altruisti.
Le Istituzioni, poi, si sono ricredute e, dalle precedenti onorificenze elargite al presidente della Cooperativa, si è passati agli arresti dello stesso, eseguiti nell’ambito dell’inchiesta su mafia capitale (sono emersi intrecci economici, tuttora poco chiari, tra la cricca politico-mafiosa e la dirigenza della Cooperativa).
L’afflizione di questi soci mi è sembrata considerevole, non tanto per la perdita economica, ma soprattutto a causa dell’umiliazione subita per avere riposto la loro fiducia nei principi di mutualità e solidarietà, senza poi avere ricevuto alcuna tutela dalle Istituzioni che su quei medesimi principi fondano la loro ragion d’essere.
Certamente uno smacco insopportabile!
Le succitate Istituzioni, infatti, d’un tratto si sono accorte della mala gestio della Cooperativa e prontamente hanno applicato la legge mettendola in liquidazione coatta, come dire hanno applicato rigorosamente il vecchio detto popolare napoletano “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdàmmoce ‘o ppassato…”.
Ho detto a quei soci che non funziona proprio così e che l’Italia è una democrazia fondata sulla Costituzione, sicché ciascun cittadino è tutelato dalle leggi, anche nei confronti delle Istituzioni che con la loro omissione hanno arrecato un danno.
Per cominciare, ho detto ai soci di rivolgere al Presidente del Consiglio dei Ministri un sincero augurio di “buona Costituzione e conseguenti Leggi per il nuovo anno“.
L’art. 12 della Costituzione Italiana recita testualmente: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della Cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La Legge ne promuove e favorisce l’incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli il carattere e le finalità…”.
Ebbene, le Leggi sui controlli esistono, ma con quale efficacia? Come può accadere che una Cooperativa (ma in realtà sono tante!) rastrelli il risparmio dei soci senza le dovute autorizzazioni della Banca d’Italia? Come può accadere che una Cooperativa a finanziamento pubblico impieghi scriteriatamente il danaro dei soci e quello dello Stato e finisca dichiarata fallita? Dove sono finiti i controlli previsti dalla Costituzione?
La risposta dei fatti a queste e ad altre domande non è certo in linea con le disposizioni costituzionali, conseguentemente si deve ritenere che siano le Leggi, ma soprattutto il loro sistema attuativo che non abbiano funzionato e ancor oggi non funzionino.
I soci truffati dalle Istituzioni, dunque, augurino al Presidente del Consiglio dei Ministri di potere intervenire legislativamente affinché possa darsi corso alla corretta applicazione dei principi costituzionali.
L’alternativa appare chiara, in assenza di un intervento risanatore sarà, come spesso accade, la Magistratura a dovere applicare in via risarcitoria gli inviolabili principi costituzionali.
Sarebbe l’ennesimo fallimento della Politica, certamente da non augurarsi.