Cooperative: casi e soluzioni

Quesito del 09/09/2021

Nel 2016 sono diventato socio di una cooperativa che avrebbe dovuto costruire un parco. Ho versato una somma pari circa al 20% del valore richiesto e come da atto di prenotazione l’accordo di versare altre rate a stato di avanzamento dei lavori.
Successivamente nel 2018, ci è stata fatta firmare una carta nella quale si chiariva che i soci dimissionari avrebbero avuto la restituzione delle somme anticipate solo portando un nuovo compratore in sostituzione. Nel 2019, stanco delle richieste economiche di una Cooperativa che non inizia a costruire neanche lo scavo per le fondamenta, dò le dimissioni e chiedo la restituzione per inadempienza della Cooperativa, ad oggi dopo diversi incontri ancora nulla.
Come devo muovermi, ho possibilità di recuperare le somme anticipate, in che modo?

Risposta al quesito:
L’azione non può che essere giudiziaria, al fine di ottenere un titolo da potere eseguire contro la Cooperativa.
Occorre, però, verificare la portata dell’obbligo assunto in ordine al subentro di un socio sostitutivo, che potrebbe essere superato con le inadempienze persistenti della Cooperativa (da provare).
Sussiste, comunque, il rischio che la Cooperativa possa divenire insolvente nel corso del giudizio e, in tal caso, il socio creditore potrebbe essere esposto al concorso con i creditori privilegiati e non ottenere alcun risultato.
Sarebbe consigliabile un esposto/ricorso amministrativo presso la Vigilanza, al fine di sollecitare una ispezione da cu trarre le informazioni utili al fine di valutare la strategia da adottare.

Quesito dell’08/09/2021

Sono vincitore di causa contro la cooperativa, che deve rimborsarmi di tutto compreso le spese legali con il mio attuale avvocato. Abbiamo fatto tutto il necessario per farci pagare ma loro non vogliono pagare e da verifiche effettuate si rileva un conto corrente senza però sapere a quanto ammonta. Non hanno nemmeno più una sede operativa per mandare eventuale ufficiale giudiziario.
In questo caso si può fare rivalsa sui beni dell’attuale presidente o cosa potrei fare?

Risposta al quesito:
Il Suo Legale è certamente a conoscenza della procedura che di seguito Le confermo:
a) Per espressa previsione normativa il debitore che procede ad esecuzione forzata può richiedere al presidente del Tribunale di essere autorizzato ad accedere alla Banca dati dell’Agenzia delle Entrate;
b) Tra le informazioni cui si può accedere vi è quella inerente agli Istituti di credito presso cui il debitore intrattiene rapporti;
c) Individuato l’Istituto di credito si può procedere notificando l’atto di pignoramento preso terzi, ottenendo il blocco delle somme depositate.
Se la Cooperativa debitrice non possiede alcun valore attivo, in tal caso si può procedere nei confronti degli amministratori solamente nel caso in cui gli stessi abbiano commesso irregolarità gestionali dannose per il patrimonio sociale; l’azione è possibile se gli amministratori hanno compiuto atti di dismissione in danno dei creditori ( ad esempio assegnazione degli alloggi).

Quesito dell’08/09/2021

Buongiorno Avvocato, intanto La ringrazio per la disponibilità, Le chiedo gentilmente, io sono come da certificato della Regione Puglia socio assegnatario dell’immobile, ma nel libro dei soci e nel verbale di assegnazione il presidente ha messo come assegnatario anche la mia ex moglie (divorziato), Le chiedo cosa ha più valore in giudizio.

Risposta al quesito:
Presumibilmente il libro soci rappresentala situazione esistente al momento di inizio del rapporto sociale e non rispecchia lo stato sopravvenuto dopo il divorzio.
In sede di rogito vale la situazione familiare esistente al momento, sicché al notaio va comunicato l’intervenuto scioglimento del matrimonio.
Il problema potrebbe sorgere con il coniuge divorziato se nel corso della pregressa unione vigeva la comunione dei beni tra coniugi e nella sentenza vi è un riferimento al rapporto sociale intrattenuto con la Cooperativa.
In tal caso sorgerebbe il problema dei versamenti eseguiti in quel periodo, per il 50% rimborsabili al coniuge divorziato come disposto in sentenza, ma nessuna problematica potrebbe insorgere sull’assegnazione dell’immobile in via esclusiva al socio prenotatario.

Quesito del 07/09/2021

Gent.mo avvocato, certo della sua esperienza e professionalità torno a chiedere una risposta si/no al mio quesito.
In data 9/4/2020 ebbi modo di descrivere quale era il mio pensiero di cui chiesi informazione in merito. Locali costruiti in schiera. Aimè quel pensiero si sta consumando, con la collaborazione di vari personaggi che ruotano intorno ad una Cooperativa di Taranto. Il presidente (burattinaio), figlia sposata con avvocato che reggono le fila ed è inserito come difensore della coop. (e qui c’è un conflitto di interesse da denunciare?) un geometra, infine il notaio, che ha redatto il rogito dopo tutte le prassi burocratiche da indivisa a divisa.
Il notaio ha disatteso il suo mandato di ufficiale pubblico (neutrale) in quanto non ha preso in considerazione le visure catastali e allegati che noi 12 soci abbiamo fatto presente, ma si è avvalso della dettatura del presidente, così i locali vengono inseriti in seno alla coop. e non viceversa ai soci della schiera che dal 1995 ad oggi, prima ici e dopo imu, e parti comuni ininterrottamente pagate esclusivamente da noi 12.
Possiamo chiedere il diritto dell’usucapione come da dispositivo dell’art. 1158 codice civile “La proprietà dei beni immobili e gli altri diritti reali di godimento [957, 978, 1021, 1022, 1031] sui beni medesimi si acquistano in virtù del possesso continuato per venti anni”?
Infine R/R della Cooperativa con oggetto: costruendo inviataci 1986 delibera la ditta appaltatrice la quale offerta finale è di 72.000.000 milioni ad appartamento. I soci in questione hanno versato somme per 40.866.500 comprese di 4.500.000 per progetto e allegati più 60.000.000 ml di mutuo erogato dalla Regione Puglia fanno la cifra di circa 114.000.000.
Per finire domando, si può impugnare il rogito (firmato sotto pressione)?

Risposta al quesito:
L’istituto dell’usucapione presuppone il possesso continuato per venti anni dell’immobile a condizione che:
a) sussista nel possessore l’intento di detenere l’immobile quale proprietario;
b) non vi sia alcuna concessione dell’effettivo proprietario in ordine alla detenzione ovvero non sia tra le parti pendente un rapporto contrattuale che contempli la detenzione medesima.
Nel caso di specie non sussiste alcuna delle condizioni previste dalla norma, posto che il socio è prenotatario dell’alloggio e lo detiene in attesa dell’assegnazione definitiva da parte della Cooperativa che ne è proprietaria.
Qualunque atto, ivi compreso il rogito, può essere impugnato per vizio del consenso, ma occorre la prova della costrizione, che deve essere rappresentata da un evento materiale o psicologico impeditivo dell’autodeterminazione.
Nel caso di specie non sembra sussistere il predetto evento, ma semplicemente la scelta di colui che stipula, diretta ad evitare ipotetiche controversie giudiziarie, da instaurare a tutela dei propri diritti.

Quesito dell’01/09/2021

Egr. Avvocato, in breve i fatti: divento socio di una cooperativa edilizia a proprietà indivisa nell’ottobre 2003 con contributo pubblico. A maggio 2006 entro in godimento dell’alloggio e prima dell’immissione effettuo un saldo richiesto dalla Coop. tra cui IVA al 4% per la costruzione, IVA al 20% per servizi generali, prestazioni professionali e forniture extra capitolo, IVA al 10% per oneri di urbanizzazione.
Su richiesta dei soci e dopo tutti i nulla osta degli Enti preposti la Coop. si trasforma da proprietà indivisa a proprietà individuale e nell’ottobre 2012 stipuliamo con atto notarile e siamo dimessi da soci. Non ci viene rilasciata fattura alcuna di quanto già pagato in precedenza. Il rogito (nell’art. corrispettivo – modalità di pagamento) testualmente recita: “Il corrispettivo della presente assegnazione è stato determinato in complessivi Euro … oltre IVA in misura del 4%”.
Proseguiamo a percepire il contributo pubblico fino al 2016; nel 2017 l’Agenzia delle Entrate effettua un pignoramento verso terzi (Provveditorato OO.PP.) per circa 100 mila Euro per mancati versamenti di tasse e tributi da parte della Cooperativa, quindi ci viene pignorato il contributo pubblico in quanto la Cooperativa non ha mai provveduto a sanare il debito. Per questo mancato versamento di tasse e tributi ed altre deficienze di natura contabile amministrativa la Cooperativa viene commissariata nel giugno 2020.
A marzo 2021 tutti gli 11 ex soci ricevono un atto stragiudiziale da parte del Commissario Governativo che chiede il dovuto per il mancato versamento dell’IVA al 4% sul trasferimento dell’immobile da parte degli ex soci. Tutti noi tramite un Legale rispondiamo che l’IVA è stata pagata all’atto dell’immissione del diritto di godimento dell’alloggio nel 2006 allegando la quietanza (no fattura) della Cooperativa. Ad agosto 2021 riceviamo un decreto ingiuntivo provvisoriamente esecutivo per mancato versamento dell’IVA alla Cooperativa.
Il quesito è il seguente: è legittima la richiesta dell’IVA al 4% avanzata dal Commissario governativo nel 2021 a fronte di una IVA già pagata da noi soci nel 2006 previa immissione nel diritto di godimento dell’immobile?

Risposta al quesito:
La formulazione del quesito non lascia comprendere come si sia svolta la richiesta dell’Agenzia delle Entrate, cioè con quale atto è stata formulata la pretesa.
E’ probabile che a seguito degli atti pubblici l’A.d.E. abbia eseguito l’accertamento del mancato versamento dell’imposta, presumibilmente a seguito della mancata presentazione della dichiarazione fiscale da parte della Cooperativa ovvero delle distonie riscontrate con le dichiarazioni precedenti.
Secondo la normativa vigente, infatti, la Cooperativa indivisa avrebbe dovuto fatturare i versamenti eseguiti dai soci applicando l’iva. Con il passaggio alla proprietà divisa ed il rogito dell’assegnazione in proprietà, la Cooperativa avrebbe dovuto eseguire i conteggi e i conguagli nella dichiarazione annuale, sicché in mancanza di tale adempimento l’A.E. potrebbe aver recuperato l’iva sulla cessione degli immobili ai soci.
Quanto alla pretesa del Commissario, essa si appalesa infondata se i soci possono dimostrare di avere versato l’iva sul prezzo degli alloggi; i soci inoltre devono dimostrare che l’inadempienza è riconducibile agli amministratori, in quanto la Cooperativa avrebbe dovuto compensare in dichiarazione il debito con il credito iva (quest’ultimo determinato da tutte le fatture degli acquisti per il costo di costruzione), sicché non avrebbe dovuto esserci alcun obbligo di versamento al momento del rogito.
La prova di quanto precede, tuttavia, deve essere rigorosa, in quanto si versa in materia fiscale e, pertanto, il Commissario potrebbe disattendere le pretese generiche dei soci assegnatari.

Quesito del 30/08/2021

Consorzio dei lottizzanti paga al Comune oneri di urbanizzazione per non farsi escutere; la cooperativa edilizia ha cessato dopo aver assegnato tutti gli alloggi ai soci.
Questi rispondono verso i lottizzanti degli oneri pagati?

Risposta al quesito:
Gli oneri di urbanizzazione costituiscono una sorta di “obbligazione propter rem”, cioè di un debito che insegue il bene materiale, almeno per quanto riguarda il rapporto con il concedente.
In ragione di quanto precede, il Comune potrebbe pretendere il pagamento dagli effettivi proprietari del bene, assegnatari delle Cooperative beneficiarie.
Nel caso di specie, tuttavia, sembra che sia il Consorzio ad avere il credito per avere anticipato il pagamento all’Ente pubblico, sicché il rapporto va considerato di diritto privato e, pertanto, il Consorzio può vantare il credito direttamente nei confronti del socio solamente se in possesso di un titolo specifico (ad esempio obbligazione a garantire il pagamento del debito sociale assunta in sede di assegnazione).
In ogni caso va rilevato che il Consorzio può agire con azione di responsabilità (se non prescritta) nei confronti degli ex amministratori della Cooperativa, i quali hanno assegnato gli immobili.