Cooperative: casi e soluzioni

Quesito del 02/01/2019

Egr. avvocato, abbiamo citato per danni, come cooperativa, con ATP la direzione lavori e l’impresa costruttrice chiedendo complessivamente per tre lotti 230.000 Euro.
A seguito della perizia, il CTU ha indicato la somma complessiva di Euro 395.000 di cui 156.000 sono danni ascrivibili alla abitazione a me assegnata che non sono suscettibili di essere eliminati perché la mia villetta è terminata. La cooperativa non ha ancora rogitato a favore dei singoli soci. Io ho versato tutto quanto da me dovuto.
Che tutela posso porre in essere nei confronti della cooperativa? Posso mettere in mora la cooperativa chiedendo che gli altri soci soddisfino il mio credito?

Risposta al quesito:
Certamente, la Cooperativa è solidalmente obbligata, unitamente all’Impresa e al Direttore dei Lavori, a risarcire il socio danneggiato dai vizi costruttivi.

Quesito del 30/12/2018

Siamo una coop edilizia facenti parte di un consorzio il cui scopo è la realizzazione delle opere di urbanizzazione previste dal piano PEEP e seguire le fasi della edificazione alloggi. Questi 2 scopi sono stati raggiunti ed è stata anche riconsegnata al Comune l’area consortile su cui sono state realizzate le opere di urbanizzazione.
Noi soci della Coop vorremmo recedere dal Consorzio, che non ha neanche proceduto alla messa in liquidazione o scioglimento, a causa degli ingenti costi di gestione del consorzio ma lo statuto del Consorzio prevede la possibilità di recedere solo nel caso di scioglimento della propria Coop o nel caso intervenga la revoca del provvedimento di esclusione. Di contro il Consorzio non vuole mettersi in liquidazione perché è presente una causa con i proprietari terrieri (che vede anche la costituzione in giudizio delle singole Coop).
Noi soci vorremmo avere una possibilità che ci consenta ex lege di recedere dal Consorzio, perché si ritiene subire una duplicazione di costi di gestione e legali dato che anche la nostra coop si è costituita in giudizio e perché a soccombere sarebbero sempre e comunque le singole cooperative.
Come possiamo procedere? Può lo stesso consorzio sciogliersi demandando alle coop la eventuale cessione (crediti e debiti) dato che di fatto è così?

Risposta al quesito:
Si presume che il Consorzio sia in causa con i proprietari del terreno espropriato dalle Cooperative.
In ragione di quanto precede, questi ultimo sono i creditori dell’Ente consortile, sicché il loro consenso è necessario per liberare l’Ente medesimo e fare subentrare al suo posto le Cooperative quali dirette debitrici.
In mancanza del predetto consenso, vige il contratto consortile, con l’inevitabile duplicazione di costi (spese legali) per i soci delle Cooperative. Questi ultimi possono tutelarsi controllando i costi consortili.

Quesito del 29/12/2018

Egregio avvocato, nel 1988 il sig. XX, a seguito di acqua proveniente dalla proprietà Coop. FF confinante, lamenta lo smottamento di alcuni terrazzamenti, chiede i danni alle Cooperative che stavano costruendo, la Coop YY si rifiuta ed il sig. XX chiama in causa l’impresa costruttrice ZZ, la Coop. TT e la Coop. VV, che non sono assolutamente confinanti con la sua proprietà, le Cooperative si costituiscono in giudizio.
Nel 1991, il sig. XX, accortosi dell’errore fatto, chiamando in causa le Coop. TT e VV, chiama in causa la Coop FF che è realmente quella confinante e, dato che questa aveva già proceduto all’assegnazione degli alloggi, i soci assegnatari dei civ 9-11 FF. Le due cause vengono riunite in un’unica causa ed il Tribunale di La Spezia incarica un geometra della perizia, compresa la verifica della distanza dai confini e dell’altezza max. delle costruzioni.
Nel 2006 il Tribunale di La Spezia emette la sentenza, assolve tutti i convenuti dalla domanda di risarcimento danni e condanna la Coop. FF ad arretrare il fabbricato (demolizione). Condanna il sig. XX a risarcire alle Cooperative TT e VV e all’impresa ZZ le spese processuali.
Nel periodo che intercorre tra l’inizio della causa 1988 e la sentenza 2006, la Coop. TT viene posta liquidazione e cessa. Nel 2007 la Coop. FF va in appello, per la Coop. cessata non vengono chiamati in giudizio i soci assegnatari. Nel 2011 la Corte di Appello di Genova emette sentenza, rinvia la causa al giudice di primo grado, motivando la decisione dalla mancata partecipazione al giudizio di primo grado del Comune di Vezzano Ligure.
Nel 2011 il sig. XX impugna in Cassazione la decisione della Corte di Appello, anche in questo giudizio stante la cessazione della Cooperativa TT i soci assegnatari non venivano chiamati in giudizio. Nel 2016 la Cassazione emette sentenza, rinvia alla Corte di Appello per modificare la sentenza emessa nel 2011.
All’udienza del 31 maggio 2017 presso la Corte d’appello veniva richiesto, dal sig. XX, la consegna delle convocazioni alle parti mancanti. Venivamo citati in giudizio in Corte di appello 10 soci assegnatari su un totale di 32.
Le chiedevo è possibile che come soci assegnatari veniamo citati in giudizio dopo che la Cooperativa ha vinto in primo grado, è stata posta in liquidazione ed i soci assegnatari non sono stati chiamati in giudizio in appello e cassazione?
Inoltre di cosa rispondono i soci assegnatari dopo 30 anni dall’assegnazione in una cooperativa a responsabilità limitata?

Risposta al quesito:
Sembra di capire che la Suprema Corte abbia disposto il rinvio alla Corte d’Appello prevedendo la necessità di integrazione del contraddittorio.
Ciò posto, occorre verificare l’effettivo oggetto della domanda giudiziale, se cioè si tratta di obbligo di fare (in relazione ad un intervento costruttivo su un bene dannoso) ovvero di un risarcimento del danno.
Nel primo caso l’integrazione del contraddittorio nei confronti dei soci potrebbe essere legittimo, in ragione del fatto che l’intervento è “obbligazione propter rem“, cioè gravante oggettivamente sulla cosa dannosa, in atto di proprietà dei soci chiamati in causa.
Nel secondo caso, il diritto risarcitorio potrebbe essere prescritto se sono trascorsi 5 ovvero 10 anni a seconda del fatto e non vi sia stata alcuna interruzione del corso prescrizionale.

Quesito del 28/12/2018

Gentile avvocato, sempre con riferimento alla richiesta di consulenza del 28.12 avente ad oggetto lavori riparazione danni impresa costruttrice, si aggiunge che il costruttore non ci ha rilasciato la polizza assicurativa decennale obbligatoria post lavori. Questo è naturalmente oggetto della causa per il quale lo stesso è inadempiente.
Come potremmo fare per attivarla? In modo che questi lavori di ristrutturazione del lastrico non pesino sulle tasche nostre?

Risposta al quesito:
E’ molto probabile che il costruttore non abbia mai stipulato la polizza, sicché essa non può essere attivata dopo l’evento dannoso, ma occorre proseguire nel giudizio con l’obiettivo di ottenere il risarcimento del danno (se il costruttore sarà capiente).

Quesito del 28/12/2018

Gentile avvocato, la nostra cooperativa in seguito agli atti di assegnazione di tutti gli alloggi è rimasta proprietaria del solo lastrico solare, in quanto malgrado indicato nell’atto notarile, la voltura non si è perfezionata.
I condomini si ritrovano ora a dover eseguire dei lavori di ristrutturazione del lastrico solare a causa di ingenti danni da infiltrazione, e soprattutto a causa della mala esecuzione dei lavori effettuati dal costruttore con il quale la cooperativa è in causa. Poiché i condomini hanno dei fondi nella cooperativa, relativi a contributi erogati dalla Regione, hanno espresso nell’assemblea condominiale di procedere ad utilizzare i fondi della cooperativa.
Si chiede se sia corretto che i lavori debbano essere di competenza della cooperativa, rimasta proprietaria del lastrico solare, oppure debba attivarsi il condominio e se si possano utilizzare i fondi in cooperativa, con tanto di delibere, in modo da non gravare ulteriormente i condomini che non solo a distanza di pochi anni si vedono già costretti ad effettuare i lavori, ma che comunque non hanno la possibilità economica di fronteggiare questi lavori e vorrebbero appunto usare il denaro sul conto corrente della cooperativa.
Il liquidatore invece non vuole, malgrado la volontà sociale, perché ritiene che ad agire debba essere il condominio, che a pagare debbano essere i condomini e che non si possa procedere a fare un bonifico al condominio perché dato la cause in corso, non vuole utilizzare la liquidità per timore di essere accusato per mala gestio. Invece i soci ritengono che trattasi di un caso importante su cui intervenire, con danni, derivanti tra l’altro dal male andamento dei lavori del costruttore con il quale si è in causa.
Anche laddove il soggetto obbligato ad eseguire i lavori debba essere il condominio, possiamo utilizzare la liquidità presente in cooperativa?
Come possiamo procedere?

Risposta al quesito:
Si presume che la Cooperativa sia in Liquidazione volontaria e non in Liquidazione Coatta Amministrativa.
La situazione prospettata delle gravi infiltrazioni di acqua dal lastrico solare, pone il problema dell’azione giudiziaria in via d’urgenza, che nel caso di specie è di spettanza della Cooperativa, posto che il lastrico medesimo è di sua proprietà.
L’azione può essere eseguita se sia ancora vigente la garanzia postuma del costruttore e non siano trascorsi dieci anni dalla ultimazione dei lavori.
Il ricorso deve essere inoltrato dal Liquidatore, quale rappresentante legale della Società, innanzi al Giudice della causa contro l’impresa di costruzione.
L’azione deve essere preventivamente deliberata dall’assemblea dei soci, che deve essere convocata dal Liquidatore, anche su richiesta di una minoranza dei soci medesimi.
Se l’assemblea non dovesse deliberare per l’azione giudiziaria, la stessa può essere proposta da alcuni soci in proprio, con ricorso contro la Cooperativa e il costruttore.
Per quel che attiene l’utilizzo della liquidità sociale, il Liquidatore non può sottrarsi al deliberato sociale, soprattutto in ragione dell’azione in via cautelare contro l’impresa costruttrice.
Non si tratta, infatti, di assegnazione ai soci o a terzi di risorse finanziarie sociali, ma piuttosto di intervento necessario a salvaguardia del bene sociale (lastrico solare) imposto per legge quale dovere del Liquidatore.

Quesito del 27/12/2018

Desidero un parere sulla seguente questione: ho deciso di recedere dalla cooperativa edilizia nella quale avevo acquistato una quota per un appartamento. Ho manifestato la mia intenzione con una pec due settimane fa.
I soci mi chiedono ora il versamento degli interessi per il II stato di avanzamento dei lavori oltre agli oneri di gestione che devono essere versati alla cooperativa una volta l’anno.
Le chiedo se sono tenuta a pagarli oppure no.

Risposta al quesito:
Il recesso del socio è regolato, oltre che dal codice civile, anche dallo Statuto sociale, sicché appare necessario verificare le disposizioni di quest’ultimo atto, soprattutto in riferimento alla giusta causa di recesso.
In generale la domanda di recesso deve essere accolta dal Consiglio di Amministrazione entro un termine stabilito (60 giorni), sicché se non è intervenuto il provvedimento di accoglimento il socio è obbligato all’esecuzione dei deliberati, compresi quelli inerenti ai versamenti sociali.
Se sopraggiunge il provvedimento del Consiglio di accoglimento della domanda, non si pone alcun problema sui versamenti non eseguiti dal socio, mentre nel caso di rigetto permane il relativo obbligo.
Il socio può impugnare il provvedimento di rigetto innanzi al Presidente del Tribunale entro 60 giorni dalla comunicazione e, in tal caso, può anche chiedere, in via cautelare, l’eventuale sospensione dell’obbligo di versamento.