Quesito del 21/07/2020

Egregio avvocato, io e mia sorella abbiamo ereditato da nostra madre la quota sociale di una cooperativa edilizia che, a distanza di oltre 40 anni, non ha potuto edificare sul proprio terreno perché destinato a verde pubblico. Non disponendo di una chiara documentazione sulla situazione della cooperativa e per la difficoltà di reperire informazioni da altri soci ho cercato di acquisirle dal CdA ottenendo solo notizie generiche da cui ho percepito che la nostra quota, in quel momento, non aveva alcun valore.
Ci siamo chiesti se aveva ancora senso tenere in vita questa vecchia cooperativa e a seguito dell’impossibilità di avere chiare risposte abbiamo proposto di cedere da quota. Ci è stato risposto che la proposta non poteva essere accolta ed in alternativa di avanzare formale rinuncia.
Nel 2015, nonostante la notevole lontananza della sede sociale, ho deciso di partecipare a un’assemblea dei soci in cui saremmo stati informati sulla delibera che avrebbe dovuto assegnare alla cooperativa un terreno sostitutivo. Dopo aver esposto i miei dubbi, ho ottenuto assicurazioni sul fatto che questa delibera fosse imminente e favorevole. Inoltre, mi è stato assicurato che a breve mi sarebbero stati inviati: elenco soci, verbali completi con nomi dei partecipanti alla riunione e documenti riguardanti il bilancio discusso in assemblea.
Da quel momento le uniche cose pervenute sono state richieste di pagamento, che mi sono rifiutata di saldare, ed il verbale del 2018 privo di due allegati. In detto verbale, tra i vari argomenti viene richiesto ai soci che vantavano un credito verso la cooperativa di rinunciare ad una parte per coprire alcune spese sostenute. Trattandosi di un credito di alcune decine di miglia di euro e di cui non ero a conoscenza ho deciso di chiedere formalmente come esistesse tale credito e come fosse diviso fra i soci. Inoltre, ho evidenziato la difficoltà di comprendere l’effettivo stato della compensazione, chiesto i nomi di coloro che si erano dichiarati contrari all’incremento delle spese (ritenute necessarie perché “la posta in gioco è alta e la Cooperativa non può farsi trovare impreparata e senza risorse”) e comunicato che io e mia sorella avremmo sospeso il pagamento delle quote sino a quando le nostre richieste non fossero tenute in considerazione. Dopo alcuni solleciti di pagamento da parte della cooperativa abbiamo ricevuto l’intimazione a saldare il debito (poche centinaia di euro più spese legali) che abbiamo preferito pagare per evitare cause penali. Successivamente, ho ricevuto la convocazione per l’assemblea dei soci, che si terrà alla fine di quest’anno, nella quale oltre a presentare il bilancio si parlerà della sentenza del Consiglio di Stato, purtroppo deludente, dove saranno dibattute le varie problematiche ed il nuovo orientamento della Cooperativa.
Per quanto sopra dato che in più di 40 anni la cooperativa non ha potuto raggiungere gli scopi per cui è nata, l’attività svolta ha comportato per i soci solo spese, gran parte dei soci originari (in parte deceduti) sono stati sostituiti e quindi praticamente irrintracciabili, è molto difficile per noi partecipare alle assemblee a causa della distanza e della rigidità degli orari di convocazione, non si riesce ad avere risposte chiare per capire se conviene rinunciare alla quota sociale o tenerla nella speranza di un minimo ritorno economico in grado di compensare parte delle spese sostenute da mia madre, ecc..
Le chiedo: È normale che la cooperativa non risponda alla richiesta di voler sapere cosa possiedo, se ho crediti nei loro confronti ed a quanto ammontano e chi sono i soci che approvano determinate scelte in sede assembleare?
Considerati i tempi ed i deludenti risultatati sinora ottenuti, è sensato che la cooperativa continui ancora ad operare? E in caso affermativo, tale attività che ha portato a un nulla di fatto costituisce un danno per il socio?
Un caso come questo merita un controllo da parte dell’Ufficio di Vigilanza? O in alternativa, è costo-efficacia avviare un’azione legale per ottenere quanto richiesto e recuperare eventuali spese non congrue con lo scopo per cui la cooperativa è stata costituita?

Risposta al quesito:
Il socio delle Cooperative ha diritto ad ottenere, a proprie spese, copia dei seguenti libri sociali: libro soci, in cui sono registrate tutte le ammissioni e i recessi; libro delle assemblee in cui sono trascritti tutti i verbali.
Dalla verifica delle predette copie si può rilevare, oltre al contenuto delle deliberazioni, anche il numero e l’identità dei partecipanti all’adunanza assembleare.
Il socio ha anche diritto a conoscere la situazione finanziaria del proprio rapporto con la Cooperativa e, comunque, può eseguire anche la relativa verifica controllando il Bilancio depositato presso il Registro delle imprese (il Bilancio è pubblico e chiunque può estrarre copia).
La Vigilanza Ministeriale (o Assessoriale nelle Regioni a Statuto speciale) ha la funzione di eliminare tutte le irregolarità riscontrabili nella Gestione sociale e ciò può fare anche mediante ispezione straordinaria sollecitata dai soci con denuncia-esposto.
Occorre, però, che le irregolarità siano bene individuate e risultino effettivamente dannose per i soci denuncianti.
Le irregolarità consistono in violazioni delle norme di legge, che disciplinano le Cooperative, sicché devono essere verificate nel loro reale svolgimento, indipendentemente dalle generiche ragioni accampate dal socio, che, esigono, comunque, la prova processuale.
Anche l’eventuale recesso sconta la preventiva valutazione degli effettivi diritti e, soprattutto, delle condizioni economiche della Cooperativa che dovrebbe provvedere ai rimborsi.