Dal 2002 sono socia di una cooperativa edilizia per rappresentanti delle forze armate e non.
Per un progetto di avere una casetta mia, ad oggi ho già versato oltre 55.000 euro per pagamenti di vario genere (acquisto terreno n. 1 poi acquisto terreno n. 2 rogitato in donazione al Comune (se no minacciava di non concedere autorizzazioni per intervenuto cambio di normativa – si noti dopo 6 anni di stallo dalla presentazione del primo progetto). I lavori della casa ad oggi non sono ancora iniziati e non si sa neppure quando inizieranno e da chi.
Comincio ad avere problemi economici anche legati al mutamento della famiglia (mio figlio nel frattempo ha 26 anni e si è dovuto sposare pur essendo saltuariamente occupato).
Posso recedere da questa situazione della quale non vedo oggettivamente la fine?
Il presidente a cui ho scritto la mia volontà di recedere dice che non solo non posso farlo ma mi intima di continuare a pagare gli interessi di preammortamento, i compensi del cda e dei professionisti ecc… cosa posso fare?
Risposta al quesito:
Il recesso è regolato oltre che dall’art. 2532 del codice civile, anche dallo Statuto sociale, che può imporre al socio particolari oneri.
Se sussistono gravi motivi, come ad esempio la perdita dei requisiti soggettivi, il socio può formulare la richiesta scritta di recesso, a fronte della quale il Consiglio di Amministrazione deve provvedere tempestivamente.
Avverso la delibera di rigetto del CdA il socio può proporre opposizione al Tribunale entro sessanta giorni dalla notifica, esponendo le proprie ragioni.
Il socio può anche legittimamente recede nel caso di sistematiche e gravi inadempienze della Cooperativa, tali da non consentire la prosecuzione del rapporto sociale.
Il socio potrebbe attivarsi per trovare un subentrante e darne comunicazione agli amministratori, così evitando ogni controversia.